Un’immagine qualsiasi può far scaturire la rielaborazione artistica e concettuale: è questo il pensiero sottinteso alle opere del ciclo Nello spazio di una mostra. Intorno alla metà degli anni ‘80 Vittoria Chierici partecipa ad una mostra collettiva di giovani artisti nello studio milanese di Corrado Levi e fotografa una delle pareti allestite con quadri di differenti formati e misure. A distanza di anni recupera questi scatti e ne ricava un timbro che raffigura la superficie rettangolare della parete con all’interno figure geometriche che riprendono i contorni dei quadri appesi. La ripetizione ordinata del timbro sulla tela dove ogni stampa si giustappone alle altre fino a saturare completamente il piano pittorico crea una griglia ortogonale che fornisce la base ai suoi successivi interventi pittorici. L’astrazione iniziale si pone come puro procedimento mentale fine a se stesso e innesca un gioco compositivo automatico che produce una texture di fondo in cui l’alternanza delle medesime unità cifrate sembra alludere all’estetica seriale del calcolatore. Le pennellate sovrapposte interpretano liberamente queste matrici geometriche inficiandone il rigore con sensuali accensioni coloristiche sempre differenti, ottimiste nel suggerire una gioiosa ipotesi di coesistenza tra mondi e linguaggi apparentemente non comunicanti.

EMANUELA ZANON